martedì 12 aprile 2011

TREKKING EQUESTRE UN SILA, DUE GIORNATE A CAVALLO

http://www.calabriando.it/index.php?option=com_content&view=article&id=54:trekking-equestre-in-sila&catid=34:programmi&Itemid=59

Le nesw che giungono dall'Uffico Stampa del Parco Nazionale della Sila, sono frequenti e tutte sempre molto interessanti. Raccontano in anticipo di eventi che si svolgeranno, indicano nuovi percorsi da seguire per gli appassionati di Natura. Ci fanno persino sapere che "la purezza dell'aria silana", è semplicemente straordinaria. E questo è un dato subliminale di non poco conto. Immaginiamo chi vive tra smog, polveri sottili, targhe alterne, parcheggi introvabili e.....
la partenza di un gruppo. poco distante, sullo sfondo a sinistra, la Foresta dei Giganti
                      

Dallo scorso anno, c'è anche un modo diverso per conoscerla e viverla, questa Sila, questa straordinaria montagna, che emerge al centro del Mediterraneo, ricca di vegetazione e anfratti che, in molti casi e ancora oggi, sono sconosciuti e inesplorati: semplicemente in groppa ad un cavallo.

E' vero che non è una avventura per neofiti, ma è altrettanto vero che non occorre essere dei provetti Navajos, o dei Tex Willer.

Si dirà che non è una novità, e infatti lo è solo in parte. La novità consiste nel fatto che TerreBrutie TO, incoming Calabria, ho creato una proposta interamente organizzata, per chi ama questo tipo sport, senza lasciare nulla al caso, o a sorprese.

Si arriva la sera del primo giorno e si è accolti in un agruturismo tipico, dove si cena a base di tipicità rigorosamente silane e si dorme in una stanza senza troppe pretese, ma certamente accogliente e in un  comodo lettone. Fuori si sentono i grilli e il brontolare degli animali da cortile.
un momento di piccolo galoppo tra i prati in fiore

La mattina dopo, di buon'ora, dopo avere consumato una colazione con torte fatte in casa, marmellate artigianali, buon caffè e latte appena munto (chi lo gradisce), ci si trasferisce nel vicino maneggio di Croce della Magara dove Erminio, l'horse man della situazione, un uomo che ai cavalli ha già dedicato almeno trent'anni della sua vita, aspetta i partecipanti del gruppo escursionista.

Sellati i cavalli, quasi tutti di razza argentina, si parte per la cima del Monte Curcio, costeggiando la Foresta dei Giganti e terreni coltivati e dopo due ore di cammino, arrivati al punto stabilito da Erminio, ci si ferma per una salutare sosta e si consuma una colazione al sacco, portata per tutti da Erminio.
Si riprende il cammino per il rientro, scendendo e percorrendo un itineraio diverso. Molti i rivoli sorgivi da attraversare e molte le piacevoli sorprese che si possono fare durante il trekking: dall'apparizione di animali selvaggi, a scorci mozzafiato.
Rientrati al maneggio, si torna all'agruturismo, per degustare la seconda cena, preparata da quelli del Villaggetto.
La mattina dopo, si ripete lo stesso rito, torte, marmellate, caffè, latte appena munto, maneggio, sellatura dei cavalli e partenza.
Ma, stavolta, la mèta sarà diversa. Il gruppo, sempre guidato da Erminio,arriverà al Cupone, in un tempo di circa due ore e mezzo, scandito da un alternarsi continuo del paesaggio.
Al Cupone, stazionati i cavalli in un apposito recinto, i partecipanti potranno andare ad osservare i recinti faunistici, oppure semplicemente percorrere i sentieri del Museo Naturalistico.
Erminio, nel frattempo, cosa farà? Semplice, nell'apposita area picnic, allestirà i tavoli, per somministrare la sua seconda colazione al sacco, per tutti i partecipanti.

"questo è Erminio, l'horse man silano, con un po dei suoi formaggi"
Dopo qualche ora si rientra al maneggio, sempre percorrendo un diverso itinerario.
La cena, la terza cena silana, sarà già pronta ad aspettarci.
La mattina dopo, ultimo giorno, precisamente il quarto, dopo il commiato, chi lo desidera, può fare un po di shoppinga Camigliatello Silano. Nelle varie boutique, si possono acquistare tipicità locali, dai formaggi ai funghi, dai salumi ai souvenir artigianali.
 Termina così, in modo garbato, questa trilogia della Sila: Natura, Cavalli, Sapori Genuini,

Erminio, come già detto, è un uomo che ai cavalli ha dedicato gran parte della sua vita e sa benissimo che alcune persone potrebbero avere qualche impropria dimestichezza, una volta in sella. Ma, se non è la prima volta che uno affronta questa avventura, con lui alla guida del gruppo, si può procedere tranquillamente.
Sergio Zanardi
http://www.calabriando.it/ terrebrutietouroperator@gmail.com 0982.400160 3495629556

LA COSTA VIOLA, LA DOVE CANTANO (E INCANTANO) LE SIRENE

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Costa Viola.... Solo a pronunciarne il nome, la memoria corre alla canzone di Modugno, che tanti anni fa, la decantò così bene, "pigghialu... pigghialu"
La Costa Viola è quel tratto di costa tirrenica calabrese che da Palmi, includendo Bagnara, termina a Scilla, la pittoresca cittadina di omerica memoria.


La possiamo scoprire pian piano, percorrendo verso Sud il tracciato stradale di epoca borbonica, che si inerpica fino in cima a Monte Sant'Elia, il luogo dal quale fino agli ultimi anni del secolo scorso, gli avvistatori delle "spadare", con i gesti, indirizzavano le barche dei pescatori verso le coppie dei pescispada per poterli catturare. Da li, poi, si può scendere verso Baganara e proseguire il tracciato tortuoso, fino a Scilla.
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La possiamo scoprire e anche conoscere, navigando lungo la costa da Palmi a Scilla, a bordo di un comodo barcone di pescatori. Il timoniere costeggerà pian piano gli anfratti e ci farà scoprire angoli che, altrimenti, sarebbe impossibile vedere e ammirare. Un viaggio che va compiuto con la mente rivolta alle avventure di Ulisse e chissà che il sibilo della brezza tra le rocce, non faccia sentire il canto delle Sirene.
Il tutto fino al porto di Chianalea, il borgo marinaro di Scilla, la cittadina di omerica memoria, che per la sua straordinaria e pittoresca bellezza, ha incantato pittori e poeti di tutto il mondo. Al ritorno, poi (perchè no?) fare una sosta su una spiaggetta solitaria, per consumare un picnic, diventa quasi un atto dovuto.

Ma, a parte le bellezze paesaggistiche della Costa Viola, ci sono anche altri aspetti che, in Costa Viola, non vanno dimenticati.

A Palmi, per esempio, di grande interesse, ma inspiegabilmente poco nota, è la Casa Della Cultura.
Un luogo che racchiude il Museo Francesco Cilea (musicista) e la Pinacoteca dedicata a Leonida Repaci, dove sono custodite opere artistiche di Autori famosi.
Il luogo è decisamente ameno e il paio di ore dedicate alla sua visita, lasciano nell'anima un piacevole sapore: quello di avere visto con i propri occhi e toccato con mano, una cosa preziosa e inaspettata.

Altro aspetto, di non secondaria importanza, è il momento della tavola. In Costa Viola, la specialità del luogo, quasi inutile ricordarlo, è il pescespada. Va degustato seduti ad un tavolo, magari nella cornice della Baia delle Sirene, con la fortezza castello dei Ruffo che campeggia maestosa sull'intero quadro panoramico e la Sicilia come sfondo di quinta. Alla fine, non va dimenticato il dessert che, in questo caso, può essere il mitico torrone di Bagnara - che qui è un connubio tra la ricetta originale di epoca saracena, con una elaborazione spagnola - , o il gelato al bergamotto, il prezioso e miracoloso agrume che vegeta solo in questa parte di Calabria.

Se poi a tutto questo, aggiungiamo che, nel pomeriggio, possiamo ritemprarci dalla piacevole "fatica" di questa esplorazione, trascorrendo in totale libertà un paio di ore, nel Centro Benessere dell'Hotel, che è la base partenza e arrivo di questo viaggio, come rinunciare a sentirsi degli Ulisse, almeno per un paio di giorni?

Sergio Zanardi

E' uno degli itinerari che propone Terrebrutie Tour Operator, incoming Calabria http://www.calabriando.it/ 0982.400160 - 3495629556

lunedì 11 aprile 2011

LA VIA DEL SALE E DELL'OXDIANA


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C'è un luogo sulle falde del Pollino che merita di essere visitato da tutti e non solo dagli appassionati di  Archeologia: la GROTTA DEL ROMITO, a Papasidero, dov'è il sasso con la più antica tra le incisioni rupestri scoperte nell'area dell'intero Mediterraneo: IL BOS PRIMIGENIUS.
Vi si arriva percorrendo una strada tortuosa e se è avanzata primavera, per circa un'ora si navigherà in un mare di giallo, quello delle ginestre in fiore.

La visita richiede meditazione e non lo sguardo superficiale di chi passa e va. Non fosse altro perchè "quel" graffito, che rappresenta perfettamente il disegno di un bovino che viveva allora e anche oggi (la razza podolica), ha circa 12mila anni d'età. La Grotta del Romito, si trova lungo il percorso che gli Antichi, credo con grande fatica, percorrevano lungo l'alveo scosceso del Lao, portando sulle spalle i sacchi di oxdiana che veniva sbarcata proveniente dalla isole Eolie, diretti sul Pollino e tornavano altrettanto carichi di sacchi di sale, che scambiavano nei pressi delle miniere di Lungro.

Immaginiamo di essere appena reduci da una degustazione di tipicità del Pollino, dove Vittoria Maradei, ci avrà servito come dessert il prezioso vino liquoroso che essa stessa produce, il Moscato Passito - che ancora oggi, lo produce come lo producevano i Saraceno 1000 anni fa - giunti che saremo alla Grotta del Romito, davanti al sasso del Bos Primigenius, saremo a dir poco estasiati.


Se poi ad una giornata come questa, aggiungiamo all'indomani una seconda giornata, dedicata ad una minicrociera intorno all'isola di Dino e all'Arco Magno, con tanto di spumante a bordo, dopo avere fatto iò bagno in "quel" contesto spettacolare, beh credo che il tutto, valga bene la pena di farci almeno un pensierino e spenderci un po di tempo.
Sergio Zanardi http://www.calabriando.it/
TERREBRUTIE TOUR OPERATOR INCOMING CALABRIA 0982.400160 3495629556

IL RITO DEL PANE FATTO IN CASA, ANTICHI SAPORI

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Mentre altrove, il pane fatto in casa, è semplicemente un ricordo, in Costa dei Borghi antichi, quel tratto di costa tirrenica che spazia da Falerna a Paola e il cui epicentro commerciale è Amantea, è una tradizione ancora oggi ben viva. L'impasto viene preparato la sera prima, seguendo la tradizione locale. Per la lievitazione viene usata la "levatina", che impiega tutta una notte per produrre il suo effetto lievitante. Normalmente, secondo la disponibilità della famiglia, lo si produce una, o due volte la settimana e nei giorni successivi alla sua cottura, il pane fatto in casa, è ancora più buono.
Per non disperdere queste tradizioni, insieme a tante altre, oggi nelle mani di Rosine, o Concette, donne  ormai ultrasessantenni, Terre Brutie un tour operator che ha sede a Belmonte Calabro, che propone una Calabria ben diversa da quella solita, intesa come ombrelloni, piscine, animazione yeye, ha creato una apposita escursione giornlaliera. I partecipanti, la mattina, prima visitano il borgo medievale di Fiumefreddo Bruzio, inserito nel Club dei Borghi Più Belli d'Italia, ammirando palazzi nobiliari, chiese, le opere di Salvatore Fiume e il castello della Valle e poi, prima di mezzogiorno,, è programmato il trasferimento in una piccola fattoria in collina, proprio per partecipare al "RITO DEL PANE FATTO IN CASA". Gli ospiti vengono accomodati a tavola, alla buona,  e viene servito loro il pane ancora caldo, insieme alla pitta avanti o furno e ad altre specialità casarecce: soppressata artigianale, capicollo, formaggio, conservati vari, In pratica quello che in dialetto si chiama "u commodo i casa". Non mancherà il buon vino a l'acqua minerale sorgiva, ovvero senza conservanti.
Sergio Zanardi
http://www.calabriando.it/index.php?option=com_content&view=article&id=59&Itemid=1

MERCATO DOMENICALE DI AMANTEA, UNA STRAORDINARIA E UNICA GALLERIA DI FOLCLORE E SAPORI GENUINI

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Nel 1432, Francesco III D’Angiò Durazzo, in quella che allora era Monteleone, ora Vibo Valentia, con un editto, proclamò che il Mercato Domenicale d’Amantea, si svolgesse perennemente “libero, domenicale e senza gabelle” e da allora, anzi, ancor da prima, il mercato dei prodotti agricoli prende vita ogni domenica, già la mattina presto. In ogni centro urbano, soprattutto nell'Italia Meridionale, vi è sempre un mercato, ma quello di Amantea ha una caratteristica particolare: i venditori, non sono commercianti che hanno acquistato i prodotti agricoli e li rivendono, ma sono gli stessi agricoltori che provengono dall’agro circostante, a portare suibanchetti i loro prodotti di giornata e di stagione.


Ed è così che in un panorama in cui sono totalmente assenti le importanti e famose etichette, proprie della Grande Distribuzione, sui banchi del mercato predisposti dal comune, compaiono le bottiglie di vino spillatodalla botte, le ricottine fresche, la dozzina d’uova di giornata, il cestello con alcune bottiglie d’olio d’oliva extravergine, soppressate e caciotte prodotte artigianalmente e, secondo il periodo stagionale, ogni tipodi frutta e verdura.
In contenitori che originariamente contenevano tutt’altro,da settembre in poi si trova la salsa di pomodoro fatta in casa, le marmellate di frutta raccolta dai rami dell’albero dietro casa. Particolare è la mostarda,una marmellata fatta con uva Marcigliana, propria di questa stagione; non dameno sono le zucchine e melanzane sott’olio, aromatizzate con aglio e menta. Appena comparirà la prima pioggia, alcuni banchetti, come quello del pecoraio,si riempiranno di porcini e ovoli. Per chi ama farsi le olive in salamoia fatte in casa, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Quando in primavera compaiono le prime ciliegie, vi è l’usanza di presentarle al pubblico legate a mazzetti, un lavoro da veri certosini, che richiede una grande maestria manuale.
Il mercato si svolge ogni giorno, escluso il lunedì, ma lasua forma migliore è la domenica mattina. Dall’agro circostante, Lago, SanPietro in Amantea, Campora, Serra Ajello, soprattutto dalle contrade diBelmonte Calabro, arrivano venditori e venditrici, con i mezzi più svariati:motocarri, furgoncini e soprattutto il bus locale. Non è difficile, di mattinopresto, lungo la Via Baldacchini, incontrare molte di queste donne, imbacuccate nei loro abiti lunghi e neri, dirette al mercato, con in testa un gran cestocolmo di verdure e frutti.
Il Mercato Nuovo, è un’incredibile galleria di personaggiameni e folcloristici, dai visi “forti” ed espressivi e il vecchio detto“contadino, dalle scarpe grosse, ma cervello fino”, in questo contesto, ne è larappresentazione vivente. Il mercato domenicale di Amantea, è una galleria dipersonaggi folcloristici, soprattutto per quanto riguarda le donne, quelle chehanno il viso cotto dal sole e profumano del lavoro della terra. Purilletterate, cosa che si riscontra spesso, per la loro raffinata arte nelvendere, per le sapienti composizioni espositive che sanno allestire,pare sianoappena uscite da un master di marketing alla Bocconi. A parte l’andarci perscovare le cibarie più strane e le primizie di stagione, è bello trascorrerequalche ora al mercato, semplicemente per ascoltare il loro racconti e le lorostorie di vita.
Il personaggio più caratteristico tra tutti, secondo l’opinione di chi scrive, è certamente la pescivendola Assunta. E’ l’unicapescivendola che opera all’interno dell’area del mercato e usa un linguaggiocolorito e spesso incomprensibile (ma per questo non c’è problema, perché lasua gestualità è talmente evidente che il suo dire lo capirebbe anche ungiapponese di passaggio) per rifilare al compratore dieci pesci, anche se ne hachiesti solo cinque.
Altro personaggio ameno in questo contesto, è Marcello, unagricoltore di Camoli; oltre agli ortaggi che coltiva sui terreni che prendonola brezza del mare, è anche un produttore diretto di salumi che stagiona nellasua cantina a 300m di altitudine. In questa galleria di personaggi va ricordataanche Giannina, la nonna che vende i lupini; presente al mercato solo ladomenica. E’ attraente per la sua dolce mitezza.
Sergio Zanardi
http://www.calabriando.it/

CALABRIA - SANTA SEVERINA, LA NAVE DI PIETRA

*Quella di Santa Severina*, supportata com'è da mille documenti, Bolle
Papali, Novelle imperiali, resoconti di campagne militari e tanto altro
ancora, è¨ Storia Vera, non racconto, o leggenda.

Il suo castello è certamente il documento storico più importante e nelle sue
mura sono stratificati più di mille anni di storia, dal *Kastron* bizantino,
alla residenza gentilizia del XVIII° e XIX° secolo.

Santa Severina fu una pedina fondamentale delle terre bizantine d'Occidente
e testimonia l'appartenenza di quella gran parte dell'Italia Meridionale a
quel grande organismo politico e amministrativo che fu l'Impero Romano
d'Oriente. Dunque, fu testimone di una romanità  orientale che, in Occidente,
sopravvisse per un altro mezzo millennio, al crollo del mondo classico.



Normanno è il suo castello, poi Svevo e Angioino. Inizia contemporaneamente
il graduale cambiamento degli ordinamenti civili e militari, ed inizia una
nuova Storia, che assegna a Santa Severina un diverso ed importante ruolo
che, nel Basso Medioevo, la vedrà  cittò  demaniale, sede di libera
Università, con la possibilità di eleggere liberamente i suoi magistrati.

Alla fine del XV° secolo, alle soglie del vicereame, Santa Severina, perde
queste prerogative, pur battendosi aspramente per conservarle. Il resto è¨ la
Storia di un feudo che appartenne ai Carafa, ai Ruffo, agli Sculco ed infine
ai Grutter, che lo conservarono fino al 1806 quando, Gioacchino Murat, abolì¬
la feudalità  nell'Italia Meridionale. Da quel momento, la sua storia, è¨
quella di un piccolo centro del Sud dell'Italia, con un grande passato,
sancito da quei documenti che lo testimonieranno per sempre.

*Ogni sera*, di ogni giorno dell'anno, l'addetto incaricato, impiega oltre
mezz'ora per chiudere tutte le finestre di questo imponente maniero. Mille
anni di Storia, e anche di più, racchiusi nei diecimila metri quadrati di
questo castello museo, uno dei meglio conservati dell'intero Meridione,
dentro il quale si sono succedute le dominazioni dei Bizantini, Normanni,
Svevi, Angioini e Aragonesi, che hanno lasciato profondi segni del loro
passaggio. Un esempio più unico che raro.

*Santa Severina*, inclusa nel Club I Borghi Più Belli d'Italia, appare al
visitatore già  da lontano come una portaerei quando, lasciata la SS 107, ci
si avvia verso il colle sul quale essa sorge.

Per salire, bisogna lasciare la direttrice che collega Crotone a Paola,
all'altezza della deviazione del ponte sul Neto. Lo Jonio è¨ a brevissima
distanza e la Sila, con le sue boscaglie di pini, le piste da sci ancora
innevate, altrettanto. Il primo impatto con la Storia, una volta entrati
nell'abitato, è con la chiesa bizantina di Santa Filomena, caratteristica
per la sua piccola cupola e, poco oltre, una lapide circondata da una
coloratissima bouganwille, annuncia l'Agorà della Sapienza Mediterranea.

La piazza è¨ ben curata e accogliente; da una parte c'è il castello, dall'altra la chiesa diocesana, antica sede Arcivescovile e anche Museo Diocesano.
 Il Potere Spirituale contrapposto al Potere Temporale.

La visita richiede attenzione ed almeno mezza giornata di tempo, per
visitare ogni angolo di questo grande edificio. In alcune sale, combinati in
un ordine storico, sono esposti preziosi reperti museali, ritrovati durante
i lavori di scavo e restauro, mentre in altri saloni, oltre agli affreschi e
ad altri residui gentilizi d'epoca, è possibile ammirare mostre di pittura,
che si susseguono tutto l'anno. Altra visita da non perdere, una volta
giunti a Santa Severina, perchè è un compendio prezioso, è quella al *Museo*
*Diocesano*, esattamente di fronte al castello, dove sono conservati
preziosi manoscritti medievali, opere letterarie d'antica fattura e cimeli
religiosi. Particolarmente affascinante il Salone degli Stemmi.

*Infobox*

Nei mesi estivi, da maggio a settembre, il traffico automobilistico è¨
interdetto a tutti; per salire all'antico borgo, è necessario lasciare
l'auto al parcheggio ed utilizzare l'apposito servizio navetta.**

Il borgo medievale si trova non distante dalla direttrice Jonica, Taranto/Reggio Calabria, a 30 chilometri da Crotone e a 90 chilometri dall'uscita di Cosenza, sull'Autosole. L'aeroporto più vicino, il Sant'Anna di Crotone
*Per una sosta golosa *a Santa Severina, suggerisco la *Locanda Del
Re*, un locale raffinato ma non pretenzioso, situato proprio sotto il
castello, per degustare le prelibatezze gastronomiche di Ciccio. Una di
queste, i *cavatelli del Marchesato*, è una ricetta medievale, recuperata da
Vittorio Sgarbi che Ciccio ripropone con l'aggiunta del pomodoro, allora
ancora sconosciuto in Europa.http://www.calabriando.it/index.php?option=com_content&view=article&id=48:conoscere-la-qcosta-dei-borghi-antichiq&catid=34:programmi&Itemid=59

lunedì 4 aprile 2011

Parliamo un pò di Calabria

La Calabria, che per un errato concetto turistico/pubblicitario, nell’immaginario collettivo è “solo mare”, in realtà è ben altro. Semmai è una montagna in mezzo al mare, il Mediterraneo. Anzi, le montagne sono 3: Il Pollino, la Sila e l’Aspromonte. Infatti, nonostante i suoi oltre 800km di sviluppo costiero, è più terra di contadini, che di marinai e pescatori. Il suo patrimonio, dunque,non è solo il mare, ma è anche quella miriade di borghi antichi disseminati lungo la costa tirrenica e jonica; quasi tutti arroccati sulle pendici di cocuzzoli, per ragioni storiche: la difesa dalle incursioni saracene.  Luoghi dove i sapori sono ancora oggi assolutamente genuini, dalla frutta che matura su piante antiche e non modificate, agli ortaggi che crescono su fazzoletti di terra coltivati con il sudore, al pane fatto in casa, dai salumi artigianali alle bistecche di “podolica”, la gemella della “chianina”. Questi sono solo alcuni tra gli esempi possibili. Poi ci sono realtà di straordinario interesse storico, a cominciare dai Bronzi di Riace, ormai straconosciuti in tutto il Mondo. Ma ci sono anche altre valenze, quali, ad esempio, il Codex Purpureus Rossanensis, uno dei sette evangelari recuperati fino ad oggi; con le sue 186 pagine miniate in oro e argento, è il più completo tra tutti; c’è il Centro museale di Temesa, dove sono esposti reperti storici della Civiltà Bruzia. Dunque ne Greca e nemmeno Romana. Una cosa unica nel suo insieme. Una citazione va certamente riservata alla Grotta del Romito, dove si trova il graffito del Bos Primigenius, risalente a ca 12mila anni fa, il più antico graffito ritrovato sino ad oggi nell’area del Mediterraneo. Ci sono poi i tanti castelli e uno di questi, oggi una perfetta macchina turistica, è il Castello di Santa Severina, la cosiddetta “Nave di Pietra”, 1200 anni di Storia, raccontati da un “libro di pietra”. Anche questa, una realtà pressoché sconosciuta ai più. Che dire poi dell’omerica Scilla, il cui borgo di Chianalea, per la sua bellezza, ha incantato poeti e pittori di tutto il mondo? o il castello di Fiumefreddo Bruzio, bellissimo borgo medievale a picco sul mare dove, negli ultimi anni del secolo scorso, l’Artista Salvatore Fiume, stregato dalla sua bellezza, ha trascorso molti anni, donando poi molte delle sue opere, oggi ancora visibili nella Stanza dei Desideri del Castello della Valle. Castello di cui oggi restano i ruderi restaurati, dopo il cannoneggiamento del generale francese  Rayner, nel 1806. Non dimentichiamo poi i santuari, o i luoghi di culto. Quali ad esempio, solo per citarne un paio, il Monastero di Madonna Delle Armi, a Cerchiara, o la Chiesetta di Piedigrotta a Pizzo, un luogo che ben meriterebbe di entrare a fare parte del patrimonio tutelato dall’Unesco, per la sua straordinaria unicità. Certo è che la Calabria bisogna conoscerla, per poterla davvero apprezzare, per quello che può offrire. Venirci solo per andare al mare, ovvero ciabattare dalla branda alla spiaggia, è il modo peggiore per conoscerla. Come venirci solo ad agosto, è la peggiore scelta che si possa fare. Meglio, molto meglio, per il clima, primaverile in molto messi dell’anno, venirci a maggio, giugno, magari anche luglio, settembre e ottobre. Ve lo assicuro, è un paradiso.
Sergio Zanardi
Terre brutie T.O. organizza tour di gruppo nella Calabria sconosciuta
Mirabiliatour  organizza itinerari guidati nell'Italia sconosciuta